a cura di Ilaria Vergine
Prepararsi ad assistere a uno spettacolo che narra le memorie di un sarto e della sua attività professionale? No, niente affatto. Il titolo dello spettacolo rispecchia uno dei classici modi di dire inseribili nella sfera del senso comune: niente è come sembra. Feydeau, l’autore, costruisce il titolo su una piccola bugia e così suggerisce già allo spettatore il tratto di personalità che più caratterizza il protagonista nel suo relazionarsi con gli altri personaggi: l’essere bugiardo. Infatti, le vicende riguardano un periodo della vita di un medico, che si trova a gestire i problemi creati dalle proprie piccole bugie riguardanti la sua vita amorosa e non solo. Vi è, inoltre, un aspetto estremamente interessante di quest’opera che si può cogliere dalla prima lettura del copione o dalla prima messa in scena. Feydeau gioca fin dalle prime scene con uno degli aspetti più interessanti della mente umana: l’attenzione.
L’autore si è divertito a disseminare qua e là, all’interno delle battute dei personaggi o di alcune scene, gli elementi chiave della vicenda come fossero dei particolari di poco conto o sotto forma di digressioni. Assistere alla messa in scena di Sarto per signora significa potersi gustare un’opera bella, di qualità e che sorprende, perché ben fatta e costruita minuziosamente nel suo svolgersi e articolarsi. Stilisticamente la scelta delle parole appare tipica dell’epoca di Feydeau; capita, dunque, di sentir giungere all’orecchio alcuni termini desueti che suscitano il riso e rendono più gradevole l’ascolto dei dialoghi. Ultimo ingrediente fondamentale di questa commedia è l’applicazione di un altro modo di dire facente parte del senso comune: come è piccolo il mondo! Infatti, per un motivo o per l’altro, durante la recitazione nascono sul palco legami improbabili fra le vite dei diversi personaggi. Un solo elemento si può dare per certo e forse deluderà un poco lo spettatore dopo la lettura del titolo: non appare tra i personaggi alcun sarto. Gli Indirigibili pertanto consigliano di non aspettare troppo un personaggio che corrisponda alla descrizione di un sarto, perché sarebbe peggio che aspettare Godot; tuttavia non negano che per una qualche esigenza qualcuno dei personaggi possa trasformarsi in un sarto alquanto approssimativo.