La Recensione: “Euridice”



a cura di Anna Castoldi

 

La rassegna di Teatroindirigibile prosegue: dopo il salotto borghese di Rumors, il bar di una stazione ferroviaria dove due giovani si incontrano, si riconoscono, si amano attraverso i secoli. È la favola di Orfeo ed Euridice.

Euridice

L’opera di Jean Anouilh ha in verità ben poco di fiabesco: Orfeo suona la chitarra nei caffè, raccattando quel poco che basta per sfamare sè e suo padre, musicista troppo scadente per non dipendere dal figlio. Legato al vecchio da un profondo amore, Orfeo non può abbandonarlo; al tempo stesso, sente che il destino gli riserva ben altro. La generosa rassegnazione, mista alla purezza di chi ancora ha sogni e ideali, è espressa bene dagli occhi bassi e dal sorriso misterioso di Stefano Livio; la sua chitarra, moderna cetra, attirerà proprio il destino. Euridice (Linda Bosa) è un’attricetta di terz’ordine, anche lei raminga, anche lei soffocata e incompresa dal proprio genitore; un giorno arriva al buffet della stazione e sente il suono di Orfeo.

Se esiste un attimo, nell’eternità, che si distacca dal moto indifferente del tempo, è questo incontro. La regia di Renzo Mariani regala al pubblico momenti di poesia: quando le dita sfiorano la guancia, quando le mani stringono le braccia, sembra che Orfeo ed Euridice non abbiano mai conosciuto il calore di nessun altro corpo, di nessun altro tocco. Un gesto, una parola, e il teatro ci trasporta nella fragile regione dell’assoluto; complice il fondale dipinto da Elio Ferrario, velo trasparente o sfondo delicato e inquietante a seconda dell’illuminazione. Ma subito ritorna il tempo, il calore inutile e rumoroso della gente che non capisce, di questi vecchi nutriti di saccente mediocrità. Su questo amore appena nato si stende non la romantica ombra della morte, quanto piuttosto uno spaventoso squallore.

L’amore di Orfeo ed Euridice è innervato da un disperato desiderio di eternità, ma non si può cedere a questa illusione: il passato ci intrappola, le sue parole stagnanti nell’aria, incancellabili una volta pronunciate. “Il tuo peso, aggiunto al mio, è esattamente quello che mi mancava perché io potessi stare su questa terra”, dice l’ingenuo Orfeo; ma Euridice non è solo il proprio peso, bensì anche quello di tutte le mani che hanno percorso il suo corpo. “È troppo difficile”, ripete, sopportare quel peso. Quanto al futuro, i due mitici amanti, trascorso il furore della gioventù, saranno forse una frivola coppia compiaciuta della stessa mediocrità che avevano disprezzato. Che cosa scegliere, la gioia di vivere al prezzo di soffrire e di vedere l’amore smussato anno dopo anno, o la morte, che troncherebbe qualsiasi esperienza, ma lascerebbe quel primo giorno intatto ed eterno? Per rispondere, Orfeo e Euridice affronteranno un viaggio surreale ai confini tra il sogno, il passato e la morte, guidati dal misterioso Enrico (Roberto Orsenigo), gentile e premuroso Caronte. Le voci dei personaggi della storia, dal viscido impresario teatrale Dulac (Massimo Nespoli) all’imbranato segretario Luigi (Giorgio Agosta del Forte) emergeranno per svelare come la risposta sia forse nascosta nei profondi occhi di Euridice, che cambiano a seconda di quello che pensa, che Orfeo non potrà guardare, proprio come nel mito, fino allo spuntare del giorno.

Uno spettacolo denso, alleggerito dall’effervescenza del cast: Anna Moscatelli (madre di Euridice), la cui voce acutissima è un marchio di fabbrica irrinunciabile; Paolo Cozza (Vincenzo), amante pacioccone cui ben si addice l’epiteto di “gattone”; Tiziano Lamberti (cameriere d’albergo), tanto spontaneo e credibile da strappare immancabilmente le risate del pubblico. In particolare, l’energia di Claudio Riva (padre di Orfeo) fa di un vecchio gretto, cui massima aspirazione è trovare il più economico e abbondante “menù fisso” di Francia, un povero diavolo che conquista la nostra simpatia, perché in lui, in fondo, riconosciamo limiti e debolezze di ogni essere umano. Persone comuni, troppo comuni per Orfeo ed Euridice: come può il loro amore, dal respiro leggendario, trovare ossigeno in questa vita?

,