a cura di Francesca Perissinotto
Luigi Pirandello nasce il 28 giugno 1867 nei pressi di Girgenti (Agrigento). Passa dall’Università di Palermo a quella di Roma, studiando Lettere, dove entrò in contatto con Capuana. Un contrasto con il professore di latino, che minacciava di espellerlo dall’università, lo indusse a laurearsi a Bonn.
Stabilitosi nuovamente a Roma nel 1892, Pirandello dedica la propria vita alla letteratura e al teatro; dal 1897 è professore universitario. Nel 1894 usciranno l novelle Amori senza amore; nello stesso periodo comincia la stesura del romanzo che verrà pubblicato nel 1901 con il titolo L’esclusa.
L’uscita de Il fu Mattia Pascal (1904) è una svolta nella vita dello scrittore, che abbandona temporaneamente il teatro per dedicarsi alla narrativa: darà alla luce I vecchi e i giovani (1909 e 1913), Suo marito (1911), Si gira… (1915) e comincia la stesura di Uno, nessuno, centomila (1925). L’umorismo (1908) raccoglie l’elaborazione della poetica dell’umorismo, maturata in questo periodo.
Il comico è appunto un avvertimento del contrario. Ma se ora interviene in me la riflessione, e mi suggerisce che quella vecchia signora non prova forse nessun piacere a pararsi così come un pappagallo, ma forse ne soffre e lo fa soltanto perché pietosamente s’inganna che, parata così, nascondendo le rughe e la canizie, riesca a trattener per sé l’amore del marito molto più giovane di lei, ecco che io non riesco più a riderne come prima. […] la riflessione, lavorando in me, mi ha fatto andar oltre a quel primo avvertimento, o piuttosto, più addentro: da quel primo avvertimento del contrario mi ha fatto passare a questo sentimento del contrario. Ed è tutta qui la differenza tra il comico e l’umoristico.
Pirandello, L’umorismo
Risale al 1916 la stesura del testo teatrale All’uscita, atto unico. In breve tempo seguono Pensaci Giacomino! e Liolà (1916), Così è (se vi pare), Il berretto a sonagli e Il piacere dell’onestà (1917). Il gioco delle parti, del 1918, dà il via al cosiddetto teatro del grottesco, fondato su vicende che spingono all’estremo il gusto del paradosso: opere fondate sulla divergenza dei punti di vista, sull’incomunicabilità, sulla difficoltà dell’interpretazione; la logica delle convenzioni borghesi è accettata solo per essere portata, estremisticamente, alle ultime conseguenze, in modo da farne esplodere dall’interno tutte le contraddizioni. La stagione del grande successo teatrale comincia però con Sei personaggi in cerca d’autore (1921), che segnerà anche il successo internazionale dell’autore.
Nel 1924 Pirandello aderirà al fascismo, al quale dà un’interpretazione anarchica vedendo in esso un movimento rivoluzionario in grado di rompere le cristallizzazioni sociali. L’appoggio di Mussolini gli consentirà di avere i finanziamenti per creare e dirigere la compagnia del Teatro d’Arte di Roma.
La seconda metà degli Anni venti vede la maturazione della tematica surrealista, rivolta a valutare positivamente l’elemento dell’inconscio, ingenuo, naturale, a privilegiare la vita – intesa come energia primitiva e disgregazione anarchica dell’io – contro la forma – norme e consuetudini -, ma anche il mondo die miti e dei simboli contro la realtà delle convenzioni razionali e sociali. Riconducibili a questo filone troviamo i testi teatrali La nuova colonia (1928), Lazzaro (1929) e I giganti della montagna (iniziato nel 1930 e mai concluso).
Chiusa l’esperienza del Teatro d’Arte e deluso dal fascismo, Pirandello vive prevalentemente all’estero. Nel 1929 entra a far parte dell’Accademia d’Italia, mentre nel 1934 riceve il premio Nobel per la letteratura. Muore nel 1936 a Roma.
Fonte: Luperini, Cataldi, Marchiani, Tinaci (2005), "La scrittura e l'interpretazione", Palumbo editore