Il testo: “L’innesto” di Pirandello



a cura di Anna Castoldi

All’Innesto Pirandello lavorò tra il settembre e il dicembre 1917; tempi difficili, in cui i conflitti sociali esasperati dalla guerra si ripercuotevano in ambito artistico, disorientando palcoscenici e platee. Tempi che segnarono la consacrazione di Pirandello ad autore teatrale: a Così è (se vi pare) e Il piacere dell’onestà, andati in scena nel giugno e nel novembre 1917, avrebbero fatto seguito Ma non è una cosa seria e Il giuoco delle parti sul finire del 1918. La stesura dell’Innesto si colloca tra tali capolavori; era dedicato espressamente a Maria Melato, prima attrice della compagnia del rinomato attore e regista Virgilio Talli.

Maria Melato
Maria Melato

Questi non si mostrò troppo bendisposto verso un testo che temeva sarebbe risultato al pubblico “troppo crudo”; solo dopo un’accesa discussione epistolare con l’autore accettò di metterlo in scena. Le prove iniziarono così nel gennaio 1918 ma, di rinvio in rinvio, la prima dovette attendere il 29 gennaio 1919. I timori di Talli si rivelarono fondati: il pubblico mal digerì lo spettacolo, fischiato e definito “scabrosissimo”.

L’Innesto attaccava la morale corrente, smascherando ipocrisie e pregiudizi; la materialità della vicenda è solo un punto di partenza per un viaggio nella profondità dei personaggi. Giorgio e Laura, sposati da anni e senza figli, sono due amanti più che due coniugi; la tenerezza del loro amore viene messa alla prova da un fatto brutale. Sarà proprio il sentimento di totale abbandono di due anime che sentono di appartenersi a riscattare l’orrore e la gelosia, i dubbi e la violenza, trasformando ciò che appariva inganno in verità più pura.

Il tema del contrasto tra maternità/paternità fisica e spirituale era già adombrato nel dramma La ragione degli altri e sarà ripreso in opere successive quali O di uno o di nessuno e La favola del figlio cambiato. L’atmosfera è quella del teatro del grottesco, tra i chiaroscuri della vita borghese.

Dopo la contrastata ricezione iniziale, Pirandello riprese l’Innesto con i propri attori nel 1927; seguì un silenzio di cinquant’anni, rotto da Fabio Battistini e i suoi Filodrammatici, che lo portarono a Milano nel 1978. L’Innesto è spettacolo complesso, come già rilevò Tulli quando scrisse all’autore:

Le commedie sue non si capiscono con una semplice lettura […] per capirle bisogna recitarle.

Pirandello rispose:

Il pensiero e il sentimento nascosto che guida l’azione e detta le parole, in ogni mio lavoro, si scopre non tanto alla lettura quanto alla rappresentazione, dove l’atto e la parola appaion vivi dell’interna vita racchiusa nel pensiero e nel sentimento nascosto. Perché ogni mia commedia non è costruita esternamente da fuori, ma da dentro.

Fonti:
Luigi Pirandello, Maschere nude, vol. II, a cura di Alessandro d’Amico, “I Meridiani”, Mondadori, 1993
Enciclopedia Treccani Online, s.v. "Talli, Virgilio"

 

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