“Ma perché sono qua a mungere le capre? Io voglio fare l’attore!”, si interrogava con animo inquieto quel ragazzo dai capelli rossicci.
“Ma continua a mungere, dove vorresti andare?”, gli rispondevano in coro i suoi fratelli.
Dove? Ma via da qui, nel mondo dei personaggi e delle voci!
Forse fu proprio questa la risposta muta che quel giovanotto si diede nella sua mente.
Fortunatamente, come nelle favole, quel giovane realizzò il suo sogno, ma soprattutto se ne innamorò perdutamente.
Ma facciamo un passo indietro.
Antonio Zanoletti nasce il 18 febbraio del 1949 in una famiglia di contadini di un piccolo comune della provincia bresciana.
Fin da bambino ha le idee chiare sul proprio futuro e la folgorazione teatrale avviene all’età di sei anni.
Sotto al portico di casa sua c’era una compagnia di girovaghi teatranti e l’attrice con gli occhi pitturati d’azzurro, vedendolo seduto solitario in un cantuccio gli disse: “Cosa ci fai lì tutto solo?”.
“Aspetto il teatro”, le rispose.
“Ma vieni qui sul palco, accanto a noi”.
Quelle parole furono per lui una chiamata, la convinzione che da grande avrebbe fatto l’attore.
L’occasione si presentò un giorno mentre a bordo di un taxi passava accanto al Piccolo Teatro di Milano. Immediatamente scese dalla vettura e corse a iscriversi all’accademia nonostante fosse fuori quota per l’età ma questo la commissione lo scoprì a giochi conclusi.
Appena diplomatosi fu scritturato da Giorgio Strehler e debuttò nel 1979 con El nost Milan di Bertolazzi.
Quella sera tra il pubblico c’era anche la mamma di Zanoletti che si sfogò con una signora seduta nel posto accanto: “Sono emozionata, stasera debutta mio figlio”, e quella signora subito rispose: “Anch’io lo sono, la regia è di mio figlio”.
Due mamme che condivisero una stessa emozione orbitante intorno al mondo teatrale; un mondo dinamico che per Zanoletti è diventato un viaggio di conoscenza e i bagagli sono leggere e indagare la parola scritta da altri, sondare il pensiero umano.
Oggi Zanoletti, come un vecchio girovago, si sposta lungo lo Stivale portandosi appresso un carretto con dentro storie, favole, emozioni con l’intento di far sognare e magari svegliare quei sogni dormienti in altre persone.