Intervista al regista: Benedetta Scillone



a cura di Francesca Perissinotto

Benedetta Scillone, neo-eletta Vice Presidente dell’Associazione Teatroindirigibile, è alle prese con la preparazione della commedia Rumors, di Neil Simon, in scena presso il Teatro di Figino Serenza il 30 gennaio ed il 6 febbraio 2016. Nonostante il ritmo serrato delle prove, ha trovato il tempo di rispondere a qualche domanda.

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Da attrice a regista: come vivi questo passaggio? L’esperienza da attrice aiuta il tuo lavoro di regista o lo ostacola? Come?

Sono sempre terrorizzata. Scherzo. O forse neanche tanto…Passare dal palco al “sovrapalco” – la regia appunto, per noi di Figino anche in senso fisico – é terrorizzante ed eccitante al tempo stesso. Hai in mente di fare un sacco di cose, ma magari non sai come concretizzarle o é difficile far passare le tue idee ad altri. E’ una responsabilità enorme, perché quando sei un attore il tuo compito é portare a termine lo spettacolo e la storia del personaggio che interpreti, ma il regista deve preparare l’attore: equipaggiarlo di esperienze, dargli gli strumenti e le modalità per portare a buon fine il compito.

La bravura di una regia non sta tanto nelle scenografie o nel posizionamento delle luci (lì é il tocco dell’artista), quanto nel lavoro che fa con l’attore, sull’attore, sul personaggio interpretato e sul gruppo che si crea e che porta in scena l’opera. Essere attrice prima che regista mi é di molto aiuto: sono in compagnia da 10 anni e ho visto e commesso tutti gli errori che un attore può fare. So dove devo andare a lavorare: corpo, voce e presenza. Il difficile é far passare il concetto; per questo il laboratorio organizzato da Renzo é una manna dal cielo: lì si spiega poco e si fa tanto. Anche se non lo si vede, il regista é in scena tutto lo spettacolo: é un’ombra discreta, che però pervade tutto. Gli attori sanno che li guarda, ma sanno anche che il regista per quelle due o tre ore gli affida tutto. Tutto: testo, autore, pubblico. Perché si fida.

Perché una commedia?

Era un testo che girava già da qualche tempo durante le riunioni dei registi e così me lo sono letto un paio di volte e ho detto: “Ok, lo faccio io”. E’ un testo difficile… (vado sempre a cacciarmi nei guai!) perché si basa sulla velocità delle battute e la prontezza di ricezione di 10 persone, che sono tutte diverse! Un caos da dover gestire.
Da quando ho iniziato a fare regia ho sempre scelto commedie perché le sento più semplici da affrontare e portare in scena rispetto a una tragedia o a un testo impegnato. Anche se a ben guardare nessun testo é semplice… Se ti sembra semplice, vuol dire che non l’hai capito.

Scelte di regia: so che hai lavorato sui colori. La tua regia esprime un senso critico al testo con altre iniziative?

Ho voluto lavorare sui colori, perché é un desiderio che mi porto dentro da un paio d’anni: dare colore a un testo. Una sera ho chiesto ai miei attori: “Per voi di che colore é il pettegolezzo?” (Rumors in italiano vuol dire pettegolezzi). Siamo partiti dal rosa shocking e siamo arrivati al giallo limone; così in base alle risposte sono stati scelti gli abiti di scena. Altre scelte registiche evidenti… francamente non saprei. Il lavoro che abbiamo fatto sta in tanti piccoli particolari che abbiamo introdotto o modificato, ma che sono vitali per creare l’atmosfera e l’interazione tra i personaggi. In realtà queste scelte, questi particolari spesso non li penso a priori: sono intuizioni del momento, per lo più decisioni inconsce. Possono risultare vincenti, ma é sempre un rischio. Il bello é che i miei attori si fidano, anzi danno man forte.

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