a cura di Giacomo Maj
Ormai Il teatro comico di Carlo Goldoni, prossimo spettacolo in rassegna, si avvicina. L’evento è di una portata piuttosto rilevante, bisogna quindi fare un esame di coscienza serio, da attori responsabili di fronte al proprio pubblico, da persone cresciute e mature. Noi l’abbiamo fatto ed è per questo che, come si suole dire con un’efficace perifrasi, mettiamo prontamente le mani avanti. Beh però, in effetti, a dirla così suona maluccio. Spieghiamoci meglio, allora. Riguardo questo spettacolo ci sono alcuni aspetti da chiarire, ma non per giustificarci preventivamente – per l’amor del cielo –, né perché vi sia motivo di fraintendersi o protestare, no. E’ necessario chiarirsi, perché il testo è incentrato su una tematica bella e importante, semplice (essa è infatti inevitabilmente sotto gli occhi di tutti voi) ma definita da alcuni termini specifici e scelti. Questa tematica è il teatro. I termini tecnici sono necessari a meglio definire la questione, e quando esistono dei termini così ricercati significa che qualcuno si è molto occupato di questa questione. E se qualcuno si preoccupa molto di qualcosa è perché da quel qualcosa ha molto imparato e ricevuto, e vuole migliorarlo affinché cresca e affinché altri possano trarne lo stesso beneficio.
Ovvero: probabilmente perché ama questo “qualcosa”. E Goldoni, infatti, sicuramente ha amato molto il teatro. E dopo la parentesi filosofico-letteraria, ecco una sezione per i cuori più da Politecnico: un sinteticissimo glossario dei termini notevoli:
- Rivoluzione: Goldoni ha saputo, con tenacia, cambiare gli usi e la prassi del teatro del suo tempo, trasformandoli e creando ciò che noi oggi concepiamo come “recitare”: imparare a memoria delle battute e dirle tali quali durante lo spettacolo (commedie “di carattere”). La commedia dell’arte, che Goldoni ha saputo rinnovare e cambiare radicalmente, si basava invece sul recitare “all’improvviso”, in base ad un canovaccio, a un abbozzo di trama.
- Comico: chiariamoci, per favore. In questo preciso caso significa: pertinente alla commedia. Lo spettacolo contiene alcune perle talvolta divertenti, ma non è una specie di arsenale di sketch con il solo scopo di far piangere dal ridere, come forse potrebbe sembrare.
- Metateatro: gli attori di Teatroindirigibile recitano la parte di attori veneziani del ‘700 che recitano e provano una commedia intitolata Il padre rivale del figlio, in cui figurano le classiche Maschere della commedia dell’arte. Vi saranno quindi almeno due livelli per ciascun personaggio: il primo con la maschera (Pantalone, Brighella, Arlecchino…) mentre l’attore settecentesco prova la commedia; il secondo senza maschera quando lo stesso attore non prova. Difficile da spiegare, ma abbastanza chiaro sul palcoscenico.
Dunque attenzione, cari: da questo testo emergono moltissime questioni interessanti, spiegate e illustrate anche praticamente, sul profondamente indefinibile mondo del teatro. Ma bisogna saperle cogliere, queste preziose finezze affascinanti, e per poter fare ciò occorre essere, almeno un poco, preparati. In questo siamo quasi in una situazione simile alla favola dell’abito nuovo dell’imperatore: un vestito che, a quanto si dice, solo i dotti possono vedere e quindi che tutti fingono di percepire, finché un bambino non dirà che l’imperatore è mezzo nudo e solo in biancheria? No di certo. Non siamo di fronte a qualcosa che crea un divario: siamo di fronte a un invito, a delle dita che con pazienza ci prendono per mano. Siamo di fronte a un grosso atto d’amore da parte di un autore per il teatro e, di riflesso, da parte di un insieme di persone che inspiegabilmente si trovano e si conoscono e capiscono e fanno milioni di milioni di prove per poi in conclusione finire caracollando su un palco. E stavolta magari, almeno un po’, sul palco e dietro le quinte (azzeccatissimo per il Teatro comico), ci finirete anche voi.